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La Coltivazione di Sostanze Stupefacenti e l’Art. 73 TU 309/90

L’Art. 73 del Testo Unico 309/90 disciplina in modo chiaro e rigido la coltivazione di sostanze stupefacenti, distinguendola da altre condotte legate al traffico di droga. La coltivazione è considerata una delle attività più pericolose in quanto può potenzialmente introdurre grandi quantità di stupefacenti sul mercato illecito. In questo articolo, analizzeremo il significato giuridico di “coltivazione” e le sue implicazioni legali.

Il Significato di Coltivazione nell’Art. 73 TU 309/90

Il termine “coltivazione” si riferisce specificamente all’atto di piantare e far crescere una sostanza vegetale come la cannabis o altre piante da cui si ricavano droghe. A differenza di altre condotte illecite previste dall’Art. 73, la coltivazione riguarda sempre sostanze vegetali e non stupefacenti di sintesi chimica.

La Ratio della Condanna per Coltivazione

Secondo la giurisprudenza, come ribadito dalla Cassazione (n. 45926 del 2021), la coltivazione è punibile perché ha la capacità di introdurre nel mercato quantitativi non determinabili di sostanze stupefacenti. Questa potenziale imprevedibilità della produzione rende la coltivazione una delle condotte più gravi sanzionate dall’Art. 73.

La Differenza tra Coltivazione e Produzione Chimica

L’Art. 73 TU 309/90 fa una chiara distinzione tra la coltivazione di piante e la fabbricazione chimica di sostanze stupefacenti. Mentre la produzione chimica richiede un processo industriale o di laboratorio, la coltivazione può avvenire in spazi aperti o in ambienti domestici, il che rende più difficile il controllo da parte delle autorità.

La Coltivazione e la Contestualizzazione del Reato

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 360/1995, ha chiarito che la coltivazione è pericolosa non solo per il suo potenziale quantitativo, ma anche per la capacità di generare nuove disponibilità di droga. Tuttavia, per configurare un reato, è importante valutare anche il contesto in cui avviene la coltivazione e la sua finalità.

Implicazioni sulla Salute Pubblica

La coltivazione professionale di piante come la cannabis può produrre quantità significative di THC o CBD, sostanze che, se non controllate, possono avere gravi conseguenze sulla salute pubblica. La normativa mira a proteggere la collettività dall’introduzione di sostanze potenzialmente dannose.

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